La colpa non è (solo) dei prezzi alti

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Torno a parlare della evidente crisi del mercato bici perché ho letto molte semplicistiche ricostruzioni, scritte più per scatenare polemiche che offrire un quadro chiaro ai lettori.

Dire che è tutta colpa dei prezzi troppo alti delle bici non è del tutto vero e comunque non è qui la causa primaria. E poi basta con questa storia dei prezzi, le buone bici a costi umani stanno tornando, il fatto che a listino siano comparse anche delle vere e proprie fuoriserie non significa che tutte le bici costano un rene.

Avessimo solo bici da 10000 euro a salire ok, ma visto che così non è, francamente non vedo il problema.

Piuttosto c’è da capire perché il mercato è fermo, l’invenduto alto, c’è chi dichiara perdite per il 2023, alcune realtà sono in evidente crisi.

Da qualche parte c’è un errore, forse più di uno; e poi ci sono le interpretazioni sbagliate dei dati.

Parto da queste ultime, perché ha destato una certa preoccupazione la dichiarazione di Shimano di un calo del 24,8% delle vendite nei primi nove mesi del 2023.

Shimano è la più grande azienda mondiale del settore, tenere d’occhio ogni sua mossa è un obbligo per chiunque, che sia industria o media del settore.

Ho dato una scorsa a come la notizia è stata trattata sui maggiori media extra nazionali: con la dovuta attenzione ma senza catastrofismi.

E poi ho dato una occhiata a come la notizia è stata rilanciata qui in Italia: pochi ne hanno parlato, qualcuno ha sfruttato per dare enfasi alla battaglia tra opposte tifoserie, pronti a dare il colosso giapponese per spacciato o comunque, i più gentili, a sentenziare che se lo è meritato.

Io non mi lancio in facili allarmismi, avevo già pronosticato un calo per Shimano, ma del resto anche l’anno scorso avevo avvisato che le vendite complessive nel settore bici sarebbero calate.

Solo con riferimento a Shimano, nel 2021 i profitti sono saliti del 41% e del 16% l’anno successivo. Che adesso a mercato fermo, coi magazzini delle aziende già pieni e quindi nessuna necessità di ulteriori approvvigionamenti (i numeri si fanno con le bici nuove non con il componente singolo venduto al privato) che ci sia uno stop dopo una crescita così impetuosa è normale.

Che i giapponesi non siano preoccupati lo dimostrano i lanci del 105 meccanico 12v e del GRX 12v proprio a settembre, ossia quando era già chiara la perdita percentuale. Gruppi che, per inciso, stanno ricevendo già gran favore del pubblico.

Piuttosto dobbiamo chiederci perché i giapponesi se lo aspettavano e gli altri no: qui è la causa dell’attuale calo delle vendite.

Vendite che, sia chiaro, continuano: a ritmo inferiore rispetto ai due anni precedenti ma non sono incagliate. 

Ecco: inferiori ai due anni precedenti, una sbornia favorita da diversi fattori e di cui ho già parlato in questo articolo.

Per farci una idea vi riporto i dati del mercato USA, di fatto il più importante. Prima del marzo 2020 la spesa media per il settore ciclo era di circa sei miliardi di dollari al mese; nei mesi successivi è salita a circa 8 miliardi di dollari al mese. A causa della pandemia che ha messo in sella milioni di americani che a una bici proprio non ci pensavano. Attenzione: il dato comprende tutto, non solo la vendita della bici ma l’intero giro d’affari.

L’anno successivo si è saliti a oltre 9 miliardi di dollari al mese. 

In pratica in due anni l’aumento è stato del 620% secondo il rapporto pubblicato dal Bureau of Transportation Statistics.

Pensare che la cuccagna sarebbe durata per sempre e soprattutto non pensare che il boom ha avuto “l’aiuto” di eccezionali variabili esterne (pandemia su tutte) è stato l’errore commesso da tanti produttori di bici.

Una produzione basata sui numeri eccezionali degli anni precedenti era ovvio non sarebbe stata smaltita con la stessa facilità. Soprattutto poi in un momento di crisi economica molto forte che sta erodendo il potere di acquisto. 

Non serve essere fini economisti per prevederlo, per immaginarlo: basta il semplice buon senso.

Che però a molti manca nei ruoli apicali di tante industrie del settore, calati solo nel presente e senza una visione del futuro.

Che stanno perdendo una ottima occasione per mettere quante più persone è possibile su una bici.

Inutile inseguire i clienti con massicce campagne promozionali, addirittura partite a maggio quando storicamente le vendite si impennano.

Anzi, è persino controproducente perché serve solo a rafforzare la convinzione che i prezzi siano stati gonfiati per pura speculazione.

I magazzini sono pieni? Nemmeno con gli sconti si svuotano? Allora bisogna cambiare, avere coraggio.

E soprattutto avere il coraggio di capire che l’economia della bici non ruota tutta sulle vendita: ruota sull’uso.

In altro articolo ho suggerito come via d’uscita la formula del noleggio, che trasferisce i ricavi sul lato finanziario.

Uno scambio di idee con un manager del settore bici mi ha illuminato su una ulteriore possibilità: riempire, letteralmente, i bike park, le strutture turistiche e quelle per lo svago di loro bici, cedute a prezzi concorrenziali.

Perché noi da appassionati ci ostiniamo a pensare che le vendite si fanno con le specialissime ma nella realtà non è così: sono le bici semplici, da trekking, da città, da svago appunto, quelle che fanno i numeri.

Stringere accordi con realtà dell’intrattenimento, anche a costo di abbattere i ricavi nell’immediato, può avere un futuro potenzialmente florido. Così come coinvolgere le aziende non del settore per creare vere e proprie flotte da affidare ai dipendenti per gli spostamenti.

Svuoti i magazzini ché i beni immobilizzati sono una perdita oltre a subire l’ovvia svalutazione; fai girare il marchio e questo vale più di qualunque spot o influencer assoldato per l’occasione.

Metti le persone su una bici, magari anche persone che prima non erano interessate e che potrebbero appassionarsi.

Si, nell’immediato accuserai un calo percentuale negli introiti, è naturale.

Ma se non hai la capacità di guardare al futuro, se resti troppo preoccupato per il report da mostrare oggi agli azionisti o alla holding che detiene il marchio, allora non sei adatto a questo mestiere.

Buone pedalate


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